In questa regione dove le frontiere della guerra sono porose, i cristiani sono spesso le vittime collaterali di un conflitto che li trascende.
Nei villaggi della valle della Sapna, nel Barwar, a Komane e Sarahnish, la vita era già dura, ma oggi è diventata infernale. I cristiani, in mezzo agli scontri tra il PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan guidato da Abdullah Öcalan, molto attivo in Turchia e classificato come terrorista dall’Unione europea) e l’esercito turco. Soffrono anche dei ripetuti attacchi iraniani nella regione spesso imprevedibili.
Insomma la presenza dei cristiani in questa regione è ampiamente rimessa in discussione, sono stanchi di vivere in una zona in cui la guerra non si ferma mai da 40 anni. Dall’inizio dell’anno, decine di attacchi, tra bombardamenti, lanci di mortai e operazioni a terra, i cristiani si ritrovano ostaggi di questa situazione.
Questi conflitti hanno anche conseguenze sul campo per SOS Cristiani d’Oriente. Ad esempio, il “Progetto Mele”, che mira ad aiutare i coltivatori di mele a vendere nei supermercati, è in gran parte rallentato per colpa della presenza di basi PKK e quindi di potenziali conflitti armati.
La pace e la stabilità nella regione sono quindi ancora lontane dall’essere raggiunte, anche nella capitale curda, Erbil, dove il vice console turco e tre diplomatici sono stati uccisi in un attacco non molto tempo fa.
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