Vorrei iniziare questo breve report sulle mie 5 settimane di volontariato in Siria con questo scambio con padre Tony, un sacerdote cattolico greco-melchita in visita a Maalula per la festa di San Sergio, che si è celebrata il 7 ottobre
Mi chiamo Nicola. Ho 32 anni, archeologo italiano di Bari, e ho scelto di andare in Siria con la Fondazione SOS Cristiani d’Oriente. È difficile per me condividere questa esperienza e spiegare i motivi che mi hanno portato a fare le valigie e prendere il mio zaino. Di ritorno a casa, tutto sembra diverso. Ho dovuto fermarmi, sedermi e riordinare i miei ricordi prima di tornare alla routine quotidiana italiana. Ogni volta che ho provato a scrivere qualcosa, ho finito per cancellare tutto per ricominciare da capo. Solo una volontà molto forte ti porta a lasciare il tuo paese e superare i tuoi limiti personali. Negli ultimi anni molti europei si sono uniti ai terroristi islamisti per combattere e distruggere, per servire una causa che considerano giusta. Andare all’inverso di questo pensiero non è automatico ; partire per un paese in guerra per ricostruirlo non si impone allo spirito naturalmente.
Mi sono confrontato con la realtà siriana: un paese colpito dal flagello della guerra. I Siriani sono straordinari e, sebbene siano al centro di un conflitto mondiale da 8 anni, sono ancora profondamente gioiosi. Ti guardano con il cuore. Ogni persona che incontri ha nei suoi occhi qualcosa di unico e autentico, difficile da decodificare e appena percettibile. A Damasco, Maaloula e Homs, ho preso parte ai cantieri di ricostruzione e alle attività con bambini e anziani vivendo pienamente l’istante presente, in mezzo a queste persone sconosciute ma molto rapidamente accattivanti. I confini culturali e psicologici sono facilmente superabili lavorando insieme. Tutti questi incontri li ho vissuti e molto poco fotografati. Fotografare mi ha fatto sentire un turista della morte. D’altra parte, penso che fosse necessario rendere la mia famiglia e gli amici consapevoli della realtà della situazione in Siria. Il rischio è di abituarsi all’orrore, diventare dipendente dal caos.
Come mi è stato detto molte volte, la fede di un cristiano deve essere il meridiano che attraversa tutti i paralleli della sua vita. Ringrazio SOS Cristiani d’Oriente per avermi dato l’opportunità di vivere questa esperienza e tutte le persone che ho incontrato.Accanto alla Siria dei siriani, c’è per me la Siria dei francesi! Ho trovato qui dei volontari che non fuggono dal loro paesema cercano veramente la verità. Nonostante le nostre differenze culturali e le incomprensioni che ne derivano, abbiamo davvero creato forti legami.
Via Meuccio Ruini 31,
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