
Mahardeh è una città cristiana a pochi chilometri dal confine della provincia di Idlib in Siria. Da sette anni, 20mila cristiani vivono nella paura sotto gli attacchi dei terroristi. Razzi e bombe, sparati a caso, cadono sul villaggio e terrorizzano gli abitanti.
Lo staff di SOS Cristiani d’Oriente, si è recato lì per la prima volta nel 2016 per incontrare i residenti, raccogliere le loro testimonianze e valutare i loro bisogni. Il risultato è allarmante. Molte famiglie vivono in condizioni terribili. I capi missione hanno reagito immediatamente e si sono impegnati per aiutarli nel modo più efficace possibile. Non c’è una missione permanente sul posto, tuttavia i volontari si recano li regolarmente da Homs o Damasco per portare pacchi alimentari o attrezzature mediche alle famiglie più povere e isolate. La loro presenza dà anche speranza a quei cristiani che tutti hanno dimenticato e di cui nessuno parla.
L’associazione SOS Cristiani d’Oriente lavora per i cristiani di Mahardeh ma senza il tuo aiuto, non sarà possibile. L’anno scorso, a causa di finanziamenti insufficienti, siamo stati costretti a ridurre il sostegno a queste famiglie. Oggi grazie alle tue donazioni, le visite e le donazioni di attrezzature mediche stanno andando avanti di nuovo. Lanciato nell’aprile 2019, il progetto di aiuto di emergenza si adatta alla situazione mutevole sul campo. Le donazioni raccolte durante questa campagna saranno assegnate in base alle necessità in tempo reale.
L’aiuto è multiplo, sia medicine e attrezzature che cibo. La tua donazione ci permetterà di distribuire:
L’obiettivo generale di questa raccolta fondi è di raccogliere 20mila euro. Con questi soldi, continueremo a sostenere gli abitanti di Mahardeh. Se per caso riusciamo a raggiungere questa somma, ogni euro aggiuntivo raccolto verrà assegnato a progetti della stessa natura.
“Abituato a vivere in una Siria oggi diventata più pacifica, io stesso avevo dimenticato i sentimenti di un tale clima di paura e ansia. Avevo dimenticato questa atmosfera di morte. L’ho conosciuta bene durante le mie regolari visite ad Aleppo tra il 2015 e il 2017, al culmine di questa lunga battaglia fino alla liberazione. L’avevo conosciuta bene anche in altre circostanze, come durante le tantissime ore di viaggio in tutto il Paese, passando vicino alle aree controllate da ISIS e Al Nusra. Il silenzio dei media è travolgente, soprattutto quando ci dice che tutto è finito in Siria! In realtà qui continuano a uccidere in silenzio!”, riporta Alexandre Goodarzy, capo missione in Siria.
Il tempo stringe, contiamo su di te.
“Abituato a vivere in una Siria oggi diventata più pacifica, io stesso avevo dimenticato i sentimenti di un tale clima di paura e ansia. Avevo dimenticato questa atmosfera di morte. L’ho conosciuta bene durante le mie regolari visite ad Aleppo tra il 2015 e il 2017, al culmine di questa lunga battaglia fino alla liberazione. L’avevo conosciuta bene anche in altre circostanze, come durante le tantissime ore di viaggio in tutto il Paese, passando vicino alle aree controllate da ISIS e Al Nusra. Il silenzio dei media è travolgente, soprattutto quando ci dice che tutto è finito in Siria! In realtà qui continuano a uccidere in silenzio!”
Alexandre Goodarzy, capo missione in Siria.
Dal 2011 i siriani affrontano la minaccia del terrorismo. Il Paese è diviso in tre territori: terre nelle mani del governo siriano, la provincia di Idlib ancora occupata da gruppi jihadisti e il Nord Est controllato da gruppi armati curdi. Idlib, che si trova a nord di Hama e a Sud-ovest di Aleppo, è il rifugio di molti gruppi terroristici.
Questi gruppi con più nomi – Harakat Tahrir el Sham o Jabhat Al Nosra – continuano ad attaccare le città, per la maggior parte cristiane, situate nelle vicinanze. Il 7 settembre 2018, 13 persone, compresi i civili tra i quali molti bambini, sono stati uccisi in una pioggia di razzi lanciati da posizioni terroristiche. Sono più o meno 160 i martiri di questa città siriana situata sulla primissima linea.
Questo attacco è un esempio tra tanti altri che marca ancora la vita quotidiana dei cristiani nella regione. Abu Meekhail, residente a Mahardeh, testimonia: “siamo un popolo che ama la pace e l’amore. Abbiamo educato i nostri figli a fare il bene ovunque. Non lasceremo la nostra terra ai terroristi! Finché siamo vivi, non potranno entrare. Dopo la nostra morte, scenderemo dal cielo per respingerli”. La ricostruzione è difficile ma la speranza non è scomparsa. Una grande solidarietà è ancorata nel cuore degli abitanti di Mahardeh. I capi missione e i volontari di SOS Cristiani d’Oriente in missione con i cristiani di Mhardeh ti ringraziano in anticipo per la tua generosità e le tue preghiere.
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